14 novembre 2005

Coalizione, la prova dei congressi, il nemico è diventato alleato

E' difficile, per un partito di massa democratico, governare e non perdere la propria identità se il nemico storico scompare, anzi diventa l'alleato. E' dura far politica passando dalla contrapposizione frontale tra due visioni (una neoliberale, l'altra interventista) alla condivisione del potere e ai compromessi continui. La Grande Coalizione di Angela Merkel affronta da oggi l'esame dei congressi straordinari dei tre partiti che la compongono, mentre nel paese si diffondono paura e scontento per sacrifici e aumenti delle tasse. I socialdemocratici tengono a Karlsruhe, nel sudovest, un'assise di tre giorni. Dove il nuovo leader Matthias Platzeck dovrà farsi eleggere e affrontare le contestazioni dell'ala sinistra.

I democristiani hanno un minicongresso-lampo a Berlino, e la Cancelliera dovrà ascoltare dure critiche: i rivali la accusano di aver concluso un programma di governo troppo socialdemocratico.

Infine ma non ultimo, il congresso della Csu a Monaco. Il partito fratello bavarese della Csu di Angela Merkel è in rivolta contro la rinuncia del suo leader, il governatore Edmund Stoiber, a entrare nel governo federale. Tra qualche mese, dicono a Berlino i capi della Gioventù democristiana, se il mugugno della base a Monaco continua, Stoiber tra sei mesi rischierà un putsch. Dopo i Congressi, le prossime tappe istituzionali sono: il 18 la firma ufficiale del Koalitionsvertrag, e il 22 l'elezione di Merkel a Cancelliera da parte del Bundestag. Il governo sarà poi ufficialmente insediato dal capo dello Stato, Horst Koehler.

Vediamo la situazione, in ognuno dei partiti.
Spd. "Creare una nuova cultura politica nel partito è un compito importante, ma non si fa in un giorno", dice Matthias Platzeck. Conviene Franz Muentefering, presidente uscente della socialdemocrazia e vicecancelliere designato: "Dovremo portare nella nostra base questo nuovo spirito di collaborazione insieme al tradizionale rivale e avversario politico. Non è facile". Due settimane fa, l'ala sinistra, guidata da Andrea Nahles, ha tentato il golpe per imporre una svolta massimalista. Non c'è riuscita, ma ha costretto Muentefering alle dimissioni da presidente.

Il programma di governo (con punti qualificanti come la tassa sui ricchi e il piano d'investimenti pubblici) soddisfa nell'essenza il partito.

Ma lo scetticismo sulla prospettiva di governo insieme al centrodestra è diffuso. L'autorevole Wolfgang Clement, ministro dell'Economia di Schroeder, ha già bocciato il programma del nuovo governo. E forte è il timore del malcontento popolare per i sacrifici chiesti al paese. Su questo sfondo, la Spd deve varare il suo dopo-Schroeder. Rinnovare cioè tutto il vertice. Il giovane riformatore dell'est Platzeck è atteso alla prova del consenso interno, e dovrà crearsi un nuovo team dirigente.

Cdu. Una considerazione rende pressoché sicuro un voto di maggioranza per Angela Merkel al minicongresso: non c'è alternativa alla Grande coalizione. Elezioni anticipate sarebbero troppo pericolose per tutti i partiti. Il peso dell'apparato del partito - con la struttura ancora fedele al vecchio Kohl schierata con Merkel -rafforza la Cancelliera. Ma le critiche saranno dure.

"Il programma di governo è più socialdemocratico che mai", dice alla Frankfurter Friedrich Merz, esperto finanziario e rivale storico di Angie nella lotta per il potere. "Delle nostre promesse elettorali non è rimasto nulla". Ribatte il governatore dell'Assia Roland Koch, uomo-chiave del partito: "Il mandato degli elettori però è la Grande Coalizione, non ci sono altre possibilità". La base è scontenta, ma non vuole rinunciare al potere.

"Comunque", assicura Merkel, "è importante che noi e la Spd sappiamo conservare ognuno la sua identità, le sue tradizioni, i suoi gruppi sociali di riferimento. Restare differenziati è decisivo, e anche continuare a dividersi e a saper polemizzare".

Csu. Non sarà Stoiber, ma il capogruppo al Bundestag Michael Glos a guidare la delegazione dell'Unione cristianosociale bavarese nel governo federale. La delusione è grande. Il governatore e leader del partito Stoiber raccoglie l'unanimità dei dissensi. La stessa lotta per la sua successione al governo regionale e alla testa del partito è un processo difficile ad arrestare ora con la sua decisione di non entrare nell'esecutivo federale e di tornare a Monaco. "Se il mugugno della base continua", dice Manfred Weber, dirigente della Junge Union (la gioventù democristiana), c'è da aspettarsi un Putsch contro Stoiber tra sei mesi". Il prestigio dell'uomo forte di Monaco è in frantumi. E' un problema in più per la futura stabilità della Germania.

1 Comments:

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Keep up the good work »

lunedì, 05 marzo, 2007  

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